Ottobre, nel Chianti Classico, è il mese in cui la vigna smette di parlare con i grappoli e affida la sua voce al vino. Nei filari di Vecchie Terre di Montefili, a Panzano, la vendemmia si è appena conclusa e l’aria profuma di mosto e di legno nuovo. Le colline, baciate da una luce più limpida, raccontano un anno di lavoro, di scelte pazienti e di ascolto. È qui che il Sangiovese rivela il suo carattere più vero, plasmato dall’altitudine, dal vento e da una cura che si misura nel tempo, non nella velocità.

Radici e visione
A oltre 500 metri di quota, tra boschi e pietra, Montefili è una delle realtà più solide e contemporanee del Chianti Classico. Fondata nel 1975 e oggi di proprietà degli imprenditori americani Frank Bynum e Tom Peck Jr., la tenuta unisce tradizione toscana e visione internazionale. L’enologa e agronoma Serena Gusmeri, guida tecnica dal 2015, ha portato un approccio fatto di rigore, sensibilità e sostenibilità, trasformando la vigna in un laboratorio naturale dove ogni scelta è misurata, ogni intervento necessario.

Il terroir di Montefili
I 12,5 ettari di vigneti, tra le Unità Geografiche Aggiuntive di Panzano e Montefioralle, si adagiano su tre matrici geologiche – Pietraforte, Alberese e Argilliti Scistose – che disegnano la spina minerale dei vini. L’altitudine e le forti escursioni termiche donano freschezza e longevità, mentre la gestione agronomica, parte del Biodistretto di Panzano dal 1995, mette al centro biodiversità e tutela del paesaggio.


Scienza e sostenibilità
Dal 2018, grazie alla collaborazione con Vitenova, Montefili ha avviato un progetto di ricerca dedicato al suolo e all’ecosistema, analizzando microfauna e flora per una viticoltura sempre più consapevole. Nel 2023 è arrivata la certificazione europea Diversity Ark, che premia la gestione sostenibile dei vigneti, l’assenza di diserbanti e antiparassitari nocivi e il monitoraggio delle microplastiche. Una scelta etica e ambientale, ma anche estetica: perché un vino pulito nasce da una terra viva.

Vendemmia 2025: ascoltare il tempo
L’annata 2025 ha chiesto rispetto e attenzione. Dopo un inverno regolare e una primavera fresca, l’estate, calda ma non estrema, ha favorito maturazioni equilibrate e profumi netti. Le piogge di settembre hanno completato il ciclo, regalando uve integre e ricche di energia. ‹‹La vendemmia non è solo la raccolta – racconta Serena Gusmeri – ma il tempo in cui la vigna narra il suo anno intero. Noi ascoltiamo, con umiltà e precisione, sapendo che il futuro di Montefili nasce da questo dialogo silenzioso››.




I vini e l’attesa
In cantina, le fermentazioni scorrono lente. Dalle botti emergono le voci dei Chianti Classico DOCG – Gran Selezione Vinea Vecchia e Vinea nel Bosco – diverse interpretazioni dello stesso racconto, ognuna con la propria profondità. L’Anfiteatro IGT Toscana, potente e minerale, e il Bruno di Rocca, raffinato connubio tra Sangiovese e Cabernet Sauvignon, completano il quadro di una produzione che unisce precisione tecnica e sensibilità artistica.

Chianti Classico Vinea Vecchia Gran Selezione 2020 & Bruno di Rocca 2020: due interpretazioni d’altitudine
Nel cuore di Panzano in Chianti, tra le vigne più alte della Conca d’Oro, Vecchie Terre di Montefili firma due vini simbolo di due anime complementari: la purezza territoriale del Chianti Classico Gran Selezione 2020 e la forza espressiva del Bruno di Rocca, il taglio bordolese che sfida i confini del tradizionale. Entrambi nascono da vigneti posti tra i 450 e i 550 metri di altitudine, dove il suolo di galestro e pietraforte e le forti escursioni termiche imprimono tensione, finezza e profondità.
La Vinea Vecchia Gran Selezione 2020 è ottenuta da Sangiovese in purezza allevate su songolo vigneto, fermentato con lieviti indigeni in acciaio inox e affinato 15 mesi in botti di rovere da 30 hl, seguiti da 8 mesi in bottiglia. L’annata, equilibrata e precisa, regala un profilo aromatico di ciliegia matura, prugna e ribes nero, intrecciato a note speziate di cannella, chiodi di garofano e noce moscata. In bocca emerge la trama tannica fitta ma levigata, sostenuta da acidità verticale e chiusura sapida. È un vino di rigore e longevità, monumentale ma mai sontuoso, con potenziale evolutivo di almeno 15 anni. Valutazioni internazionali intorno ai 92–94/100 ne confermano la precisione tecnica e la tensione territoriale.

Accanto a questa versione più classica, Bruno di Rocca rappresenta l’anima contemporanea della cantina. Nato da un blend di 85% Cabernet Sauvignon e 15% Sangiovese, fermenta con lieviti indigeni in acciaio e affina 26 mesi in tonneau, raggiungendo una complessità strutturale che ne sostiene l’evoluzione nel tempo. Al naso dominano frutti neri maturi, mora e ribes, seguiti da liquirizia, menta, terra umida e sottobosco. Il sorso è pieno e compatto, con tannini decisi ma raffinati, perfettamente integrato, e una spina fresca ben calibrata che dona equilibrio. Intensità e persistenza da vendere per un soirso infinito.

Entrambi i vini condividono una matrice comune: altitudine, rispetto della materia prima, precisione enologica e prospettiva di invecchiamento. La Vinea Vecchia Gran Selezione incarna l’essenza del Sangiovese toscano nella sua forma più pura, mentre Bruno di Rocca ne amplia l’orizzonte con un respiro cosmopolita, senza perdere legame con la terra. A tavola, entrambi richiedono piatti strutturati e complessi: bistecca alla fiorentina, brasati, selvaggina, formaggi stagionati. Il servizio ideale è a 17–18 °C, con decantazione di circa un’ora, per permettere ai profumi di distendersi e rivelare l’architettura interna del vino.
Due interpretazioni, un’unica filosofia: l’eleganza dell’altitudine. Vecchie Terre di Montefili continua a dimostrare che nel Chianti Classico la tecnica, quando è al servizio del territorio, sa tradursi in emozione pura.
Ospitalità e cultura del vino
Vecchie Terre di Montefili è anche esperienza. La terrazza panoramica affacciata sui vigneti, la sala degustazione e la cantina storica accolgono visitatori da tutto il mondo, offrendo un contatto diretto con il Chianti Classico più autentico. Le degustazioni, guidate e personalizzate, raccontano il vino come stile di vita, come gesto di cultura e di piacere condiviso.
L’arte di vivere il Chianti
Ottobre, a Montefili, è il tempo del raccoglimento e della bellezza. La campagna si colora di rame, il ritmo rallenta, e il vino comincia il suo cammino silenzioso verso la bottiglia. Dalla luce all’oscurità della cantina. È il momento in cui il Chianti mostra il suo volto più vero: quello della misura, della grazia e dell’equilibrio.
