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Le Tenute del Leone Alato: dieci anni di Costa Arènte e venti anni di Duemani

Due anniversari, due vini simbolo e un’opera d’autore: la celebrazione a Milano con Cotarella, D’Attoma e Terræ.

Una serata che ha unito vino, arte e visione. Nella prestigiosa location della Fondazione Catella di Milano, Le Tenute del Leone Alato hanno celebrato due anniversari di straordinaria importanza: i dieci anni di Costa Arènte, nel cuore della Valpantena, e i venti anni di Duemani, tenuta biodinamica di Riparbella. Due percorsi differenti per storia, geografia e filosofia, ma accomunati da un unico filo conduttore: l’eccellenza italiana che sa coniugare radici profonde e respiro internazionale.

Alla presenza di Giancarlo Fancel, Country Manager e CEO di Generali Italia e Presidente di Leone Alato, e di Igor Boccardo, Amministratore Delegato, la serata ha visto la presentazione ufficiale di due nuove etichette simbolo: l’Amarone della Valpolicella Valpantena 2020 e il Costa Toscana Duemani Venti 2020.

Le degustazioni sono state condotte da due protagonisti assoluti dell’enologia mondiale: Riccardo Cotarella, che ha guidato il pubblico alla scoperta dell’Amarone Costa Arènte, e Luca D’Attoma, che ha presentato in anteprima assoluta il Duemani Venti, Cabernet Franc in purezza. Due voci autorevoli che hanno saputo raccontare non solo i vini, ma anche i territori, le scelte produttive e le filosofie che li rendono unici.

Costa Arènte Amarone della Valpolicella Valpantena 2020: un Amarone moderno che nasce dalla tradizione

Costa Arènte si trova a Grezzana, nella Valpantena, area che rappresenta un unicum all’interno della Valpolicella per le caratteristiche pedoclimatiche. La tenuta si estende per 35 ettari, con 17 vitati, in un mosaico di boschi, oliveti e vigneti che garantisce biodiversità e sostenibilità ambientale. I vigneti, posti tra i 100 e i 600 metri di altitudine, poggiano su suoli di argilla, limo e calcare, una composizione che conferisce eleganza, freschezza e longevità ai vini.

La produzione è condotta con approccio artigianale ma con strumenti tecnologici all’avanguardia. Il fruttaio, costruito nel 2018, è un gioiello di innovazione: un ambiente ad alta tecnologia, dotato di sistemi di ventilazione naturale che sfruttano il vento freddo dei Monti Lessini, a cui i vigneti sono esposti. La raccolta manuale seleziona i grappoli migliori di Corvina, Corvinone e Rondinella, destinati a un appassimento – o, come preferisce definirlo la Maison, una vera e propria “messa a riposo” – che dura dai 90 ai 110 giorni.

Dopo una macerazione a freddo e due settimane di fermentazione con rimontaggi frequenti, il vino svolge la malolattica in acciaio. L’affinamento prevede due anni in tonneaux, un anno in botte grande di rovere di Slavonia e almeno dodici mesi in bottiglia.

La degustazione con Riccardo Cotarella

Durante la serata milanese, Riccardo Cotarella ha guidato gli ospiti alla scoperta del nuovo Amarone 2020. Nel calice il vino si presenta con un colore di lieve trasparenza e sfumature granato, che anticipano la sua eleganza.

Al naso esplodono profumi stratificati: ciliegia sottospirito, prugna, amarena, viola appassita, con un corredo speziato di pepe, cannella, cardamomo e macis. Note di hummus, erbe aromatiche e un accenno balsamico completano un bouquet di grande complessità.

In bocca rivela un tannino nobile, asciutto ma mai invasivo, che accompagna sensazioni di liquirizia, lavanda, chiodi di garofano e alloro. L’Amarone Costa Arènte 2020 è un vino che interpreta la tradizione con uno stile moderno: potenza e freschezza si fondono in un profilo di grande equilibrio e longevità (stimata tra i 10 e i 15 anni). Perfetto con selvaggina e formaggi stagionati, ma anche come vino da meditazione, rappresenta una nuova espressione della Valpantena, capace di distinguersi all’interno del panorama della Valpolicella.

Duemani Venti 2020: la purezza del Cabernet Franc: biodinamica e visione pionieristica

Fondata nel 2000 da Luca D’Attoma ed Elena Celli, Duemani ha saputo trasformare un territorio non vitato in un laboratorio di eccellenza biodinamica. I vigneti si trovano a Riparbella, a circa 300-350 metri di altitudine, affacciati sul Mar Tirreno. La densità di impianto è altissima (8.000 ceppi per ettaro), con rese volutamente ridotte a 30 q/ha. I terreni, composti da limo, argilla e calcare, donano ai vini una mineralità spiccata e una freschezza sapida che diventa cifra stilistica.

L’intera conduzione è certificata biologica e biodinamica, con un approccio che mette al centro il rispetto dei cicli naturali e l’ascolto costante della vigna.

Vinificazione e affinamento

Il Duemani Venti 2020 è un Cabernet Franc in purezza prodotto in sole 1.733 bottiglie numerate, concepito per celebrare i vent’anni della tenuta. La vendemmia manuale è seguita da fermentazioni spontanee in tini troncoconici di rovere, con una piccola quota di grappolo intero e lunghe macerazioni di 35-40 giorni. L’affinamento è rigoroso: 24 mesi in barrique nuove di rovere francese Tronçais a tostatura sottile e garbata, seguiti da altri 24 mesi in bottiglia.

La degustazione con Luca D’Attoma

Presentato in anteprima alla Fondazione Catella, il Duemani Venti è stato raccontato da Luca D’Attoma come un vino di precisione assoluta, frutto di rigore e di una cura meticolosa.

Nel calice, l’ingresso è quasi in punta di piedi, ma rapidamente si distende e si “accomoda” nel palato con eleganza. La sapidità, figlia del suolo limo-argilloso-calcareo, accompagna il sorso e gli dona profondità. Al naso emergono piccoli frutti rossi, grafite, erbe mediterranee e spezie sottili. È un vino di gioventù e freschezza, ma con potenzialità straordinarie: destinato a una lunga evoluzione, rappresenta una delle interpretazioni più raffinate e moderne del Cabernet Franc in Italia.

Terræ: un’opera da collezione

Accanto ai vini, la serata ha visto la presentazione di Terræ, volume fotografico di Jacques Pion con testi di Lorenzo Carpané. Un libro da collezione, prodotto in edizione limitata e numerata, che interpreta le Tenute come un erbario contemporaneo: un mosaico di immagini in cui il linguaggio analogico e quello digitale si fondono per raccontare territori, persone e valori. Più che un reportage, un’opera d’autore che custodisce l’identità delle tenute e la proietta verso il futuro.

Jacques Pion

Le Tenute del Leone Alato: un modello italiano con respiro internazionale

Le Tenute del Leone Alato riuniscono quattro realtà emblematiche: Bricco dei Guazzi in Piemonte, Costa Arènte in Veneto, Torre Rosazza in Friuli Venezia Giulia e Duemani in Toscana. Ciascuna con una propria identità, tutte unite da una filosofia comune che mette al centro qualità, autenticità, sostenibilità e coerenza stilistica.

Con circa il 30% del fatturato destinato all’export e presidi diretti in mercati chiave come Stati Uniti, Cina e Nord Europa, il gruppo si posiziona come ambasciatore di un’Italia vitivinicola capace di dialogare con il mondo senza perdere il legame con le proprie radici.

“Fare vino e fare fotografia condividono la stessa essenza: tempo, rigore e sensibilità. È lo spirito che guida Le Tenute del Leone Alato, una realtà che unisce tradizione e innovazione con lo sguardo rivolto al futuro”, ha dichiarato Igor Boccardo, Amministratore Delegato, chiudendo la serata milanese.

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