Dalle luci del palcoscenico all’intimità di un salone di casa: Tenuta di Trinoro si presenta senza filtri, con l’innata eleganza di chi sa accogliere e raccontarsi con il cuore. Benjamin Franchetti parla delle sue bottiglie e le accarezza come fossero creature da custodire e da proteggere. C’è sicuramente tanto amore, perché questa è, soprattutto, una storia di famiglia. Siamo a Milano, ma le parole e i calici ci portano nella Toscana più remota, quella della Val d’Orcia, quella di un cuneo particolare tra areali molto blasonati e famosi in tutto il mondo, che appare per certi versi fuori dal tempo: è il territorio che dà i natali ad uno dei vini più iconici e visionari d’Italia, Tenuta di Trinoro. La cantina, fondata nel 1980 da Andrea Franchetti, sorge lontana dalle grandi rotte del vino, ma proprio questa marginalità geografica è diventata la chiave della sua unicità e del suo successo. Oggi la tenuta conta circa 25 ettari vitati, divisi con attenzione maniacale in circa 50 micro-parcelle. È una vera e propria filosofia di craftsmanship, una parola che, spiega Benjamin Franchetti, qui trova il suo pieno significato: non semplice artigianalità, ma un lavoro di estrema precisione, dove ogni dettaglio conta. Qui si coltivano con cura quasi maniacale vitigni bordolesi – soprattutto Cabernet Franc e Merlot, ma anche Petit Verdot e Cabernet Sauvignon – in un mosaico di 25 ettari vitati divisi in circa 50 parcelle. Ogni parcella è vinificata separatamente, come fosse un tassello di un’opera complessa e artigianale, per poi essere valutata in fase di blend finale. Questo processo meticoloso è il cuore della filosofia della tenuta, che si fonda su precisione, ascolto del territorio e profonda coerenza stilistica.

L’annata 2022: agilità ed eleganza

La Tenuta di Trinoro 2022 si presenta come una delle espressioni più contemporanee e affascinanti dell’azienda. Dopo una vendemmia 2021 difficile e arida, il 2022 ha portato una sfida diversa: un’estate molto calda, seguita da un settembre-ottobre sorprendentemente fresco e piovoso, che ha permesso una maturazione lenta, dando vita a un vino più fine, fresco, profondo. ”Le piante – commenta l’Enologo Lorenzo Fornaini – lavorano in memoria sull’annata precedente, riducendo le attività per mantenere l’energie. Il lavoro in vigna è stato meticoloso, in particolare per la gestione della parete fogliari. In fase di diradamento tutte le vigne sono state scaricate dal peso eccessivo per aiutare la pianta a portare a maturazione pochi grappoli, viste le scarse risorse idriche”. Il blend del 2022 è straordinariamente equilibrato e per la prima volta dal 2015 comprende tutti e quattro i vitigni storici della tenuta:
• 44% Cabernet Franc
• 44% Merlot
• 6% Cabernet Sauvignon
• 6% Petit Verdot
Il ritorno del Petit Verdot – non usato da sette anni – non è stato frutto di una scelta stilistica, ma una risposta alla sua maturazione eccezionale nel 2022. In piccola quantità conferisce struttura e carattere, senza compromettere l’eleganza complessiva del vino. Sono stati imbottigliate poco più di 8400 bottiglie durante la luna calante di inizio marzo 2024. Il vino ha poi riposato in bottiglia per un anno.

Equilibrio e artigianalità
Ogni vendemmia è un puzzle nuovo da comporre. Come spiega Benjamin Franchetti, oggi alla guida della tenuta, il lavoro inizia con la raccolta separata per parcelle e la fermentazione in acciaio, seguita da un affinamento di 6-8 mesi in barrique francesi di vari passaggi. Il blend, realizzato dopo la prima luna piena di febbraio, può richiedere tempi variabili: nel 2020 è durato un giorno, nel 2024 ancora non si è concluso.
Dopo l’assemblaggio, il vino viene affinato per 12 mesi in vasche di cemento, poi imbottigliato e lasciato riposare per un anno in bottiglia prima della commercializzazione. Ogni bottiglia è il risultato di una scelta attenta, di una selezione minuziosa delle parcelle migliori, espressione dell’annata e del terroir.
Un vino che racconta un’annata e un sogno
La Tenuta di Trinoro 2022 è un vino che fa da volano ad una miriade di sensazioni, con una lunghezza gustativa notevole, una freschezza inaspettata e un’eleganza figlia di una stagione più sfaccettata di quanto si potesse inizialmente immaginare. Non è un vino muscolare, ma è denso di intensità e significato.
Come sottolinea Benjamin Franchetti, “il vino è figlio di un’annata, non solo di una scelta stilistica”. Trinoro 2022 non cerca di imitare il 2021 – potente e opulento – ma lo completa in una narrazione enologica fatta di sensibilità e ascolto. L’annata 2022 di Tenuta di Trinoro, spiega Benjamin Franchetti, è un vino più introspettivo e cerebrale, elegante e vivace, meno immediato del millesimo precedente. Definisce la 2022 un vino “impressivo”, dotato di un’energia totalmente diversa rispetto alla 2021, così esplosiva. “L’annata 2022 – spiega Benjamin – vive di fragranza e croccantezza e una piacevole sapidità. È un vino longilineo ma lunghissimo, che gentilmente rivela tutte le sue sfaccettature in maniera riservata, a poco a poco. Ti fa riflettere, e se lo segui, ti trascina con sé e non si ferma più”.
Le Cupole: il cuore della produzione
Accanto all’icona aziendale, Le Cupole rappresenta il vero cuore operativo della tenuta. Pur essendo considerato il “secondo vino”, costituisce oltre il 90% della produzione complessiva. È il vino che accoglie la maggior parte delle parcelle e racchiude l’anima del progetto, accessibile ma sempre fedele alla qualità che contraddistingue l’azienda.
Il Semillon, la wihite side di Trinoro

L’incontro si è aperto con un calice bianco, del tutto insolito per i colori della tenuta: si tratta di un Semillon allevato su suoli completamente sabbiosi, prodotto in pochi esemplari e che regala sensazioni floreali, agrumate e saline. Tenuta Di Trinoro Bianco Di Trinoro Semillon Toscana IGT è un vino che sa di mare e di brezza, di freschezza, e che esprime eleganza e opulenza al tempo stesso. Il sorso è ricco, generoso, pieno e di lunga persistenza. Lunga memoria e lunga vita.
Trinoro: una voce inconfondibile
Ogni anno Tenuta di Trinoro cambia pelle, ma non voce. Il blend può mutare, il carattere può adattarsi all’annata, ma chi conosce il vino riesce a riconoscerne lo stile. È un vino che non cerca di compiacere, ma di raccontare. Un vino che nasce dal silenzio e dal dettaglio, e che riesce a parlare con chiarezza e forza nel panorama dell’enologia italiana e internazionale.
